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L’indifferenza: autismo dell’anima 

Posted on lug 9, 2018 by in Opere in concorso | 0 comments

L’indifferenza: autismo dell’anima 
di Marzio Dall’Acqua 

“Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.”

Eugenio Montale
Spesso il male di vivere ho incontrato

 

Se la scelta del tema per la caricatura, questo anno, era quasi obbligata, per la ricorrenza dei mondiali di Calcio in Russia, il tema dedicato ai cartoon invece è stato suggerito da una specie di “emergenza” sociale nei rapporti interpersonali, nei confronti del mondo e dell’ambiente nel quale viviamo, nell’uso delle nuove tecnologie e nel farsi prigionieri delle stesse offerte di possibile comunicazione che offrono. 

Da qui la scelta della parola chiave della ”Indifferenza”, che oggi, proprio dal mondo virtuale trae nuove forme di manifestazione. Tanto più ricchi, complessi e diffusi gli strumenti e le potenzialità del comunicare, tanto più sembra diventare autistico il loro uso, rinchiudendoci in spazi angusti e carcerari, con linguaggi sempre più poveri, tendenti al balbettio, all’annullamento della parola, che è proprio il primo mezzo di comunicazione, che è storia, tradizione, approdo attraverso una lenta e millenaria elaborazione, quindi ricchissimo patrimonio di possibilità non solo di esprimersi, ma prima di tutto di pensare in modo corretto, con chiarezza ed efficacia, dando nomi alle proprie emozioni e riuscendo infine ad esternarle, “disinnescarle”, per tradurle in linguaggio comune e condivisibile con altri, eliminando quel corto circuito dell’isolamento che porta alla rabbia impotente, all’invettiva senza costrutto, al moralismo senza morale. 

Bisogna partire dalla consapevolezza che comunicare vuol dire relazionarsi, essere in comunione, se non di idee, di intenzioni, di disponibilità, di attenzione verso gli altri: confrontarci insomma sapendo parlare, certo, ma anche sapendo ascoltare ed interiorizzando quello che si è percepito in una comunicazione che anche nel verbale è fatta di toni, di suoni, di ritmi, di interiezioni e di non espresso, ma che va decodificato, analizzato in base all’esperienza, alla maturità, alla cultura. 

Comunicare è una disponibilità al viaggio, all’andare oltre, altrove e verso gli altri, insomma muoversi e non stare fermi, non irrigidirsi. 

E naturalmente si tratta di un difetto o vizio (una carenza?), come lo si voglia chiamare antico, che in qualche modo fa parte della natura umana, che è una specie di cartina di tornasole tra la singolarità dell’individuo e la complessa e articolata realtà che lo circonda, per cui la stessa persona può essere sensibile e partecipe per alcuni aspetti ed indifferente per altri, propio perché non basta quella che potremmo chiamare una “strategia dell’attenzione”, ma, partendo da una disponibilità di adesione all’esterno, questo “dono” è correlato alla cultura, al sapere, alla sensibilità, insomma alla storia stessa di ciascuno di noi. 

E’ per questo che gli autori dei cartoon di questa edizione del nostro World Humor Awards 2018, la terza in ordine cronologico, che ha messo radice proprio partendo “dal mondo piccolo mondo grande”, non vedono l’indifferenza solo nell’uso esasperato delle nuove tecnologie, ma anche nella vita quotidiana, nelle contraddizioni di cui non ci accorgiamo, che accettiamo come naturali, tra il nostro modo di essere e una realtà sempre più assurda, inaspettata, irriducibile ai parametri che siamo abituati ad usare, per cui saltano non solo valori, ma ideologie e soluzioni garantite. 

Così l’indifferenza diventa anche politica, con il rifiuto del confronto, con la pretesa della minoranza di prevaricare sulla maggioranza, con il populismo dagli slogan gridati e dai pensieri neppure sussurrati, dall’associazionismo, più o meno liquido, che pretende di condizionare la vita collettiva, dalla semplificazione di ogni complessità, dalla pretesa che i propri interessi debbano prevaricare quelli di altri gruppi o classi, dallo sconvolgimento di qualsiasi gerarchia di valori, ridotti a puro mercimonio, in una mucillagine di indifferenza, che, come si legge nella poesia di Montale in esergo, si collega alla “sonnolenza” e non solo del meriggio estivo, ma come ad un ottundimento dei sensi e dei sentimenti. Così l’individuo, già solo, isolato, urlante la propria rabbia e solitudine ad un mondo che si è inventato, viene sommerso da un mare di indifferenza, infine vinto, sconfitto definitivamente. 

Montale osservava di Dora Markus:
“ Non so come stremata tu resisti / in questo lago / d’indifferenza ch’è il / tuo cuore…”. Lo si potrebbe chiedere di noi. 

Parma, agosto 2018 

Marzio Dall’Acqua 

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